giovedì, gennaio 11, 2007

ELEGIA - Paolo Conte

SIAMO UOMINI AL TRAMONTO
Dovremmo esserne consapevoli, questi tempi in cui ardono le ultime braci della modernità, hanno vissuto di una progressiva separazione tra pratiche e consapevolezza. Lo sviluppo dell’era cibernetica, la dissoluzione dei solidi punti di riferimento, di una società come rigida struttura, la sostituzione della stessa con reti fluide di relazioni instabili ed effimere - non solo tra gli uomini ma tra gli uomini ed il corollario ambientale e materiale che li circonda - hanno portato ad un progressivo smarrimento dell’Uomo e della sua naturale tensione a sviluppare le facoltà umane, la creatività, o per dirla con Fromm “l’impulso alla vita”.
MUSICA, PLASTICA ED ALTRI SOTTOPRODOTTI CULTURALI
In questa progressiva divaricazione venne coinvolta anni or sono anche la musica come naturale prodotto della creatività umana e delle attitudini vitali. La composizione, la realizzazione e l’arrangiamento di opere musicali furono vittime inconsapevoli di un duplice fenomeno di progressiva alienazione: la separazione tra un uso frequente e improprio della tecnologia e la perdita di consapevolezza nell’uso stesso. La musica degli anni ’80 era già preda di ingloriose traversie e ubriaca di distorsioni plastiche e sonorità banalizzanti, tuttavia serbava ancora punti fermi, una solida base di riferimento e non era vittima dell’anomia che avrebbe caratterizzato la decade successiva, anzi piena di spunti allettanti. Anomia e alienazione; Georg Simmel, il grande maestro della Sociologia tedesca, vide molto lungo quando agli albori del 1900, indicò in questi due termini due delle malattie dell’urbana modernità. L’uomo blasè, come lo definiva lui stesso, incapace di distinzione tra valori, appiattito e inerte si manifestò nella sua pienezza con un secolo di ritardo. La musica degli anni ’90, fu portata sulla strada virtuale verso il suo stesso abbandono materiale, verso un progressiva dissoluzione dei generi in un primordiale liquido inorganico, che rimuovendo ogni confine, aboliva le differenze e con esse ogni capacità seduttiva. La musica frutto della mente e del cuore dell’uomo si è progressivamente reificata ed incarnata in un prodotto omogeneizzato da offrire all’uomo, ma lontano da esso, vuotata del suo senso primigenio di espressione dell’uomo per l’Uomo.
BARLUMI DI LUCE, RELIQUIE E SOPRAVVISSUTI
Vi sono fortune e differenze – alternative - basta soffiare sulle braci morenti perché qualche scintilla si levi nell’aria blu della sera, perché il dolce suono del crepitio indugi ancora un poco alle nostre orecchie. Ci sono lavori che entro i barlumi di questa tarda notte moderna sfavillano, ristorano gl’animi musici e i nostri cuori, risplendono. Una di queste perle plumbee, di grande eleganza, è questa Elegia che Paolo Conte ci regala proprio all’avvento di una nuova epoca, forse una nuova notte e forse ancora più buia. Fuori piove, è un mondo freddo.. e allora Conte ci regala un angolo di raffinatissima suggestione, di note di luna, uno dei suoi lavori più stimati e notturni (dopo l’omonimo Paolo Conte del 1986) rigorosi si, ma austeri e misteriosi, affascinanti. L’Africa non è lontana come sembra, si nasconde e sfuma tra le tinte avorio dei tasti del pianoforte a coda lunga. Le immagini corrono come in un viale d’inverno o in un cinematografo d’inizio secolo. Questa composizione intesse aromi e pregiate corde d’ogni provenienza, ridona grazia al mondo, insegue un ideale di bellezza che come ogni utopia non scende a patti col reale, è irrispettosa e caduca. Come ogni sogno, come il fuoco d’ogni ideale superato, rimane il lavoro di note suonate con sapienza, qualcosa, tra le maglie della vita e i filtri del cuore, sospeso e sollevato, superiore al tempo che scorre. Si apre con una immaginifica introiezione, paesaggi austeri e rarefatti, parole forti sussurrate a fil di voce, questa Elegia. L’omonimo componimento, accompagnato da pochi strumenti ricercati e da mani raffinate, svela un Conte raramente tanto intenso e raccolto. Sandwich man, riporta alla memoria tempi lontani e diversi, persi su carta ingiallita, riporta la mente agli albori del cortometrggio. Conte si fa abissale e immaginario in Chissà, con note d’angelo descrive aperture atlantiche e le vicissitudini delle anime migranti. In Molto lontano il tono si avvolge d’ombra, incupisce, e si ritrova un certo antico gusto per l’intreccio di parole, che tra le dita dell’Avvocato sembrano nate ad incastro. Poi molto altri ritratti, immobili, eterei, in grado di riportare la dimensione statica al centro di un mondo ansioso e convulso, consapevolezza nel linguaggio universale del sogno. Bamboolah è il seducente ritratto dell’animo umano, del sentimento in bianco e nero che muove piano come le dita sul pianoforte. India, è inebriante assemblea di profumi ed essenze, di cannella, sandalo e garofano, attraente di aperture geografiche, dell’immanenza delle cordigliere d’Asia.
FORME DI ARTIGIANATO SOPRAVVISSUTE ALL'ERA POST-FORDISTA (il cuore aiuta)
La nostalgia è un vecchio pianoforte spento, stanco e malinconico. Malinconia è l’incontro tra lo sguardo sornione e la nostalgia dei tempi passati, diciamolo Avvocato, per un attimo ha sussultato e s’è guardato alle spalle. Abisso, nostalgia fonda ed ancora più forte in questo racconto tenebro, in quest’ultima immaginifica suggestione, che lascia la vecchia e beffarda ironia a due soli brani: Frisco, che non a caso è l’unico brano del disco ad essere imparentato col Jazz e con le ultime produzioni contiane, e la Vecchia giacca nuova, un analisi del teatro sociale più che una canzone. L’ultima brace intiepidisce al vento di questa nuova e buia notte, che è splendidamente onorata e dipinta dalla penna elegante di questo magnifico artigiano. Per chi non si fosse mai addentrato nella speziata bottega di Asti, questa non è la porta che mi sento di suggerire, da altre finestre si possono ammirare visuali di maggior splendore e affabilità. Come ogni opera consapevole, che vive in sé stessa, frutto di viva umanità, questa Elegia può risplendere e angosciare, far ridere e piangere e, come i lavori più appassionati, far ridiscutere i confini dell’Arte.

2 commenti:

Agnese ha detto...

Dal forum "storia della musica"... un salutino da una ragazza folle :-D hi hi hi...
Molto particolare la tua descrizione di te stesso scritta nel profilo del blog :-D

Anonimo ha detto...

Buongiorno cari,
io volevo parlor di a proposito di certa roba che certamente e' un pochino non consono al tema di questo forum, ma nonostante tutto io sono confidente che un po di OT sara' ignorata. Sono un uomo di 30 anni, con una insana passione per [url=http://blog.studenti.it/semidicannabis/]semi marijuana[/url] e spero di comunicare questa interesse anche grazie a questo website. adesso che mi sono presentata, non aspettate a mandarmi messaggi.

baci baci

Andrea