giovedì, febbraio 17, 2005

a Bigger Bang (Rolling Stones)

Ho fatto di conto brevemente e sommando i 4 originali(non nel senso dello stile) componenti viene fuori 273 anni, ora si può meglio comprendere perché l’uscita di A BIGGER BANG (così si intitola l’ultimo album) sia l’evento discografico del momento e perché tutto sommato, come vi dimostrerò in quel che segue, non sia nemmeno un LP da buttare. Mick(jagger) e soci di sicuro si sono impegnati usando tutta la loro maniera, accompagnata da un’ampia autoreferenzialità (che quando si incarna un genere è lecita e quanto mai inevitabile), ma senza dimenticare almeno il tentativo(dall’esito incerto e soggettivo) di innovare, con quello spirito già presente negli ultimi lavori di Jagger (ndr goddess in the doorway). Scorrendo la scaletta di titoli innovativi non ce ne sono molti, l’abito non fa il monaco, per i monaci, ma per i rocker è un'altra cosa.. La prima traccia, tale ROUGH JUSTICE, è un pezzo di puro rock’n’roll un pezzo che è già storia ancor prima del secondo ascolto (e qui gioca un ruolo importante quell’autoreferenzialità che dicevo pocanzi, troppi sarebbero i titoli da avvicinare per omologia strutturale e simiglianza sonora), così anche il 2° e 3° brano (LET ME SLOW DOWN- IT WON’T TAKE LONG) ci ridanno gli stones della prima ora, si insomma....facciamo della seconda… In definitiva già si coglie in cosa rispetto agli ultimi lavori (BABYLON’S BRIDGES-VOODOO LONGUE) si è fatto un passo avanti, o meglio, uno indietro, ritornando al rock'n'roll dopo lavori sempre più marcatamente hard rock. Se RAIN FALL DOWN rappresenta quel tentativo di innovare (per altro lo stesso dagli anni 70) BACK OF MY HAND è un bluesaccio che + stereotipato non si potrebbe, onore al merito di maestri del genere. Arrivano poi BIGGEST MISTAKE (un po’ troppo beatlesiana o bee geesiana) e il singolo per il mercato europeo STREETS OF LOVE (terribilmente familiare con accezione al contempo positiva e negativa). Arriviamo ad una delle surprise dell’album, THIS PLACE IS EMPTY e INFAMY sono cantate da Keith Richards (chitarra, dove è meglio, peraltro, rimanga). Se la prestazione impressionante, e questa volta solo in senso negativo, nella prima song è sorretta forse dalla miglior scrittura del disco la seconda è pure bruttina e sembra una vera e propria "infamia"(per l'appunto) nei confronti del grande chitarrista. La prima, dicevo, essere la miglior canzone del disco con un songwriting davvero originale e un’interpretazione a metà tra Tom Waits e Bob Dylan tutti e due rigorosamente nel loro peggior stato di forma(o lucidità). SHE SAW ME COMING strizza l’occhio al reggae easy-listening non nuovo specialmente nei progetti solisti di Jagger (si ricordino le collaborazioni con Peter Tosh degli Wailers di Marley e con Wycleaf Jean). DRIVIN' TOO FAST è un titolo ad effetto poco credibile dinnanzi alle evidenti difficoltà deambulatorie di questi "inossidabili" settantenni. Il resto, come era supponibile (ed anche in proporzioni peggiori), è riempitivo, automatismo frutto di anni di lavoro in comune. Si presenta comunque come ripiego di livello più che accettabile. Il tempo dirà(a noi maniaci) a che livello collocarlo nell’immensa discografia stonesiana, di sicuro non sarà il peggiore.

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