martedì, febbraio 17, 2004

prime impressioni su Turin Brakes

Olly Knight e Gale Paradganian sono i Turin Brakes, un duo folk-acustico salito alla ribalta delle cronache con il sopravvalutato "The Optimist LP", autoprodotto. Se infatti il primo disco lasciava… perplessi, il secondo dimostra una maggiore maturità artistica e comincia a farci intravvedere il loro disegno artistico fatto di suoni semplici, più acustici possibili, quasi da "Unplugged". Ciò lo rende senza tempo. Senza collocazione. Solo dei semplici accenni qua e là. In questo contesto la voce diventa quasi uno strumento, un po' trascinata a volte fino a scomodare assonanze con Jeff Buckley o Tom Yorke. "I let somebody get under my skin,Long distance losing is all that I've seen,Now there's a river,Now there's a river" Sono le parole di "Long Distance", forse la più bella e struggente canzone del disco, primo singolo. "Summer rain,dripping down your face againSummer rain,praying someone feels the sameTake the pain killer, cycle on your bicycleLeave all this misery behind" Tratto da "Pain Killer", secondo singolo, altra bella ballata del disco che risulta complessivamente piacevole, meno noioso del precendente. Bella anche la canzone con cui comincia il disco, "Blue Hour". "Little Brother" mi ricorda qualcosa dei Pink Floyd tipo "Dark Side Of The Moon". I Turin Brakes mi avevano attirato tempo fa con un concerto rigorosamente acustico che avevo avuto la fortuna di incontrare su una tv tedesca verso mezzanotte; il disco ha però parzialmente disatteso le aspettative. Semplici nello schema, non altrettanto nella scrittura, con una certa quantità di artifizi e escamotage per far quadrare i conti, questi due nordici, pare abbiano delle possibilità che al momento non esprimono. Noi, mentre ne attendiamo la fioritura e la maturazione possiamo trovare nel New Acoustic movement molti ottimi nipotini di Neil Young... Kings of Convenience o Badly drawn boy vanno molto bene. Infine questo ETHER SONG è un disco uscito forse nella stagione sbagliata, più o meno da ascoltare nelle sere d'estate, osservando il cielo stellato, riflettendo, sognando, fantasticando, quando il cosmo a certe altitudini diventa il nostro cinema personale dove proiettare i ricordi preferiti, mordicchiandoci le labbra, annusando l'aria, sperando in una stella cadente…

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